Beni confiscati, la risposta dell'Amministrazione
La villa di via Adamello sarà trasformata in una «casa» per i papà separati, mentre quella in via Prati sarà uno «spazio» per minori e famiglie in difficoltà. Roberto Corti: «La confisca è la risposta culturale e sociale di una comunità sana a ogni forma di illegalità».
«Noi i beni confiscati li mettiamo a disposizione della comunità». Così il sindaco Roberto Corti ha spiegato la firma dell’accordo con la Cooperativa sociale «Atipica Onlus» per la gestione di due immobili confiscati.
La confisca, risposta culturale e sociale. «Confiscare un immobile o un’azienda alla criminalità significa riappropriarsi di ciò che è stato sottratto ai cittadini. Significa rimarginare una ferita aperta nella comunità attraverso la riconversione dei beni a progetti di carattere sociale. Fu Giovanni Falcone, con coraggio e con un’intuizione, a strappare alla mafia il primo bene, un immobile nel quartiere palermitano di Altarello di Baida, nel lontano 1980, dichiara il sindaco. Sono passati trentotto anni, ma ancora oggi la confisca dei beni è un cardine della lotta alle organizzazioni criminali e, soprattutto, la risposta culturale e sociale di una comunità sana».
Un percorso iniziato nel 2013. Una risposta che l’Amministrazione Corti ha voluto dare fin dal 2013. «Cinque anni fa – spiega il sindaco – portammo in un edificio sequestrato alla mafia in via Molino Arese un centro per persone con problemi psichici e lo intitolammo a Pio La Torre, primo firmatario della la Legge 646 che nel 1982 introdusse la norma per la confisca dei beni ai boss».
Ville con piscina e giardino. Le due ville sono state assegnate «in concessione d’uso a titolo gratuito» per vent’anni alla Cooperativa sociale «Atipica Onlus» di Besana in Brianza per lo sviluppo di due progetti: un «co-housing» per padri separati e un «Centro diurno» per minori e famiglie in difficoltà. Si tratta dell’edificio in via Adamello, 51, 270 mq. su tre livelli con un giardino di circa 150 mq. e box, e di quello di via Prati, 52, una villa di circa 300 mq. su tre livelli con piscina interna, cortile di circa 100 mq. e box. Le due ville appartenevano a Paolo Vivacqua, imprenditore nel settore del commercio di materiali ferrosi, ucciso il 14 novembre 2011 con 7 colpi di pistola nel suo ufficio di Desio.
Un’alternativa alla illegalità. «Attraverso la riqualificazione degli immobili sottratti alla criminalità, che traggono la loro “forza lavoro” dalle persone che versano in situazioni di disagio e che pensano di non trovare spazi e supporto dalla società civile, vogliamo contribuire a creare, sul territorio di Desio, una risposta concreta per affermare che un’alternativa all’illegalità esiste, afferma Stefania Crema, presidente della cooperativa “Atipica”. Il nostro obiettivo è fornire un supporto concreto ai giovani che per storia, condizioni socio economiche o per mancanza di supporti di altro genere rischiano di diventare adulti problematici sia sul piano sociale sia sul piano delle competenze individuali come genitori e come cittadini. Il nostro sguardo, sempre in un’ottica di tutela dei bambini e delle bambine, si rivolge anche ai papà che talvolta finiscono per non essere considerati parte del benessere del minore».
Una «casa» per i papà separati. L’immobile di via Adamello, 51 sarà utilizzato per un progetto di «Co-housing» per padri separati: separazioni e divorzi sono tra le cause che portano a vivere in strada. L’allarme sulla crescita dei poveri in Italia tradotto in numeri nell’ultimo rapporto della Caritas («Povertà in attesa» - 2018), infatti, rivela anche un altro dato: lo stretto legame tra lo sgretolamento dei rapporti familiari e la caduta nell’indigenza. Una situazione che si traduce nella quasi impossibilità di vivere dignitosamente la propria vita, a partire proprio dal potersi permettere un alloggio degno di questo nome. Lo scopo del progetto è fornire delle risposte concrete che possano contribuire anche allo sviluppo di una cultura della tutela del minore che includa tutti gli adulti di riferimento, anche i padri, come elementi indispensabili per il benessere di bambine e bambini. Oltre all’aspetto economico il progetto intende anche offrire un supporto pedagogico e psicologico che aiuti i papà separati a rielaborare la nuova situazione e poter costruire una nuova identità di padre e di adulto di riferimento per il proprio figlio.
Uno «spazio» per minori in difficoltà. L’edificio di via Prati, 52 ospiterà un «Centro diurno» per minori in difficoltà. L’obiettivo del progetto è la prevenzione del disagio minorile attraverso la costituzione di un «punto rete» di sostegno al nucleo familiare ed al minore in difficoltà. Questa risposta consente di attivare due fondamentali risposte di intervento: dare supporto ai minori nella fascia d’età tra i 6 e i 16 anni che, pur restando nelle proprie famiglie d’origine, sono accompagnati da un mandato di «vigilanza e sostegno» e potenziare le competenze dei genitori al fine di evitare gli allontanamenti, garantendo la possibilità che «lo stare in famiglia» sia risorsa e non limite. Il centro diurno è uno spazio dove personale formato e specializzato gestisce percorsi educativi, pedagogici, di sostegno scolastico e psicologico, attività e laboratori, sviluppo delle competenze dei genitori con la possibilità di sollevare le famiglie stesse da alcuni compiti educativi specifici, interventi di psicomotricità e logopedia, orientamento rispetto ai disagi emersi sui servizi territoriali competenti.
Investimento di oltre 200 mila euro. L’investimento complessivo per i due progetti è di 212.800 mila euro, integralmente a carico della Cooperativa sociale «Atipica Onlus»: 84.300 euro per la ristrutturazione dello stabile di via Adamello e 128.500 per quello di via Prati.
Otto beni confiscati. Oltre a quelli di via Adamello e via Prati, a Desio ci sono altri sei beni confiscati: un appartamento in via Molino Arese (progetto «AutonomaMente»), porzione di immobile in via Molino Arese (da assegnare), appartamento in via Tonale, 54 (progetto di housing sociale), villa e capannone non completato in via Ferravilla, 144, appartamento in via Fratelli Cervi, 29 (progetto di housing sociale), appartamento via Nicolò Paganini, 8 (assegnato dall’Agenzia nazionale per l’amministrazione dei beni confiscati all’Arma dei Carabinieri per alloggi per i militari).